martedì 5 maggio 2009

Diana Drum Power


Ciao Molecole!
Vi scrivo alcune cose circa il drum circle di settimana scorsa....ci tengo a condividerle con voi!
anzitutto grazie per la disponibilità e la partecipazione! è stato bello poter organizzare questa cosa solo per voi*
Io devo dire che ho fatto davvero pochissimo! di solito intervengo molto di più (almeno il doppio! per aiutare nell'ascolto e nell'orchestrazione)..ma con voi...boh! mi sentivo di non interferire più di tanto...vi ho lasciato andare un po' liberi nei vostri viaggi....
Alla fine con Monica si pensava di creare una serata un po' più strutturata dove lavorare con solo 2 tamburi e con gli altri strumentini, lavorando su alcune cose che sono state interessanti:
- gli stop nel bel mezzo del ritmo
- i suoni prolungati di alcuni metalli
- suonare il tamburo o uno strumentino mentre si fa contact
a questo aggiungerei la possibilità di esplorare come cambia il movimento in base ai diversi timbri: metalli, legni, shakers, pelli, ognuno offre un paesaggio emotivo davvero diversissimo, e quindi cambia anche l'esperienza fisica del suono...sarebbe interessante vedere come tutto ciò trasforma il movimento.
Il tutto condito da un lavoro preliminare importante sull'ascolto e la sintonizzazione all'interno del gruppo...una cosa che secondo me è un po' mancata mercoledì...l'ho data assolutamente per scontata e invece non lo era....mi piacerebbe esplorare con voi la possibilità di entrare insieme in un ascolto denso, dove ogni minimo movimentopercezionerespiro crea un'inevitabile risonanza, una trasformazione dell'intero gruppo, e della sua azione immediata, toccare la possibilità in cui il silenzio fa da sondo al sentire che diventa movimento e lo amplifica, farci canali vuoti per il movimento e il ritmo che ci abitano a prescindere da quanto noi vogliamo suonare o ballare, noi siamo suono e danza...
Così, ogni tanto scorgevo più il dover/voler "fare delle cose". che non lo sperimentare seplicemente il suonare, il lasciarsi attraversare dal ritmo, il creare un ponte diretto fra percepire e fare, non mediato dalla mente e dall'intervento controllo analitico e razionale...sbaglio? come vi siete sentiti?
Vi dico inoltre un mio sogno....mi piacerebbe un sacco pensare alla possibilità di una performance molecolare basata completamente sull'improvvisazione, con solo suoni live (non solo percussioni, anche altro!) e anche la voce!!) ad accompagnare la performance...creare questo anello continuo fra suonomovimentosensazionesuonomovimentosens..., ed entrare così in quel movimento necessario, funzionale, inevitabile in quel momento, questo anello circolare dove danza e suono interagiscono e si producono a vicenda, il suono produce la danza e la danza il suono, nell'istante...
Che ne dite?




Cara Diana,
innanzitutto grazie di tutto ciò che hai messo a nostra disposizione che è stato davvero molto, in tutti i sensi.
Obbiettivamente come già espresso da molti a fine serata, sono mancati un po' ascolto e concentrazione e di conseguenza “il contatto” che è sempre e comunque il mezzo/obbiettivo del nostro incontrarsi.
Eravamo un po’ come bimbi con tanti giocattoli, ognuno a scoprire come funzionava il proprio con l’ansia, come tu dici, del “fare”. Sostanzialmente, non abbiamo avuto il tempo, la possibilità di trovare il “gioco comune”.
Credo, molto personalmente, un passaggio quasi obbligatorio.
Abbandonare il fare, lasciare risuonare dentro noi stessi, sintonizzare il respiro, mettere a disposizione il prezioso silenzio ed infine, fare “uscire” spontaneamente “attraverso” di noi suono e movimento è molto se lo si vuole fare bene e richiede giusta condizione, umiltà e profondità nonostante il mezzo sia meravigliosamente “spontaneo e naturale” come tu ci insegni. E’ insomma sempre la solita storia, il gesto vero, il movimento che viene da dentro, l’ascolto e bla bla bla, l’improvvisazione che non si improvvisa.
Queste sensazioni sono quelle che mi portano a chiedere di provare con meno cose, un gradino alla volta, di cominciare più piano.
A mio parere, scusa Diana e scusatemi tutti per la schiettezza di cui sopra (se no che scrivo affà?), come primo approccio è stato un gioco divertente, una felicità da bambina per avere a disposizione tutti quei suoni, provare a ballarli, vedere due dui molto belli e capire sulla mia pelle la grande possibilità, ma anche la grande difficoltà, che porta in sé il connubio dell’improvvisazione del suono unita a quella del movimento.
Credo non sia poco!

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