martedì 29 settembre 2009

Se mai ti sei perso nel grano

Ciao Molecole.

Ieri ho pubblicato questo scritto un po’ provocatorio in uno dei siti pseudo - letterari che frequento e leggendo i commenti che hanno postato i miei amici scrittori del web (segaioli come me!) mi sono stupita di quanto ciò che osservavano rispetto allo scritto e alla vita potesse essere applicato al contact.
Invertendo l’Urs Docet “C’EST COMME DANS LA VIE” ho pensato “C’EST COMME DANS LA CANTACT DANCE”
Perciò ve lo propongo, e lo dedico a Fabio.
Buonagiornata a tutti.
monica


SE MAI TI SEI PERSO NEL GRANO

Se non ti sarai mai perso in un campo di grano,
se mai avrai scelto una strada senza saper dove porta,
se nemmeno una volta avrai amato l’oblio e l’abbandono,
se mai avrai dovuto scegliere tra vie sconosciute.

Se mai avrai sbagliato e perseverato,
se non avrai mai urlato senza che ti rispondesse nessuno,
se non avrai mai pianto con la terra fra le mani,
se mai la tua pelle avrà sanguinato senza sentire dolore.

Se mai avrai corso fino a toglierti il respiro,
se mai ti sarai chiesto da che parte sorga il sole,
se mai avrai riso dei tuoi errori,
se mai avrai cantato per zittire i pensieri.

Se nemmeno una volta il tramonto ti avrà spaventato,
se mai avrai bestemmiato contro Dio e contro te stesso,
se mai ti sarai sentito in un gioco più grande,
se mai i battiti del tuo cuore avran sovrastato il rumore del vento.

Se mai avrai rischiato di camminare invano,
se mai ti sarai sentito piccolo come una formica,
se mai ti sarà venuta voglia di bruciare un libro di Kipling, il profeta,
se mai il cielo ti sarà sembrato una gabbia dorata,

figlio mio, inutile sarà stata la tua vita
sebbene qualcuno ti chiamerà uomo.


mercoledì 23 settembre 2009

Si ricomincia! (ma... abbiamo mai smesso?)

Rieccoci qui, è ufficiale:
Da stasera fino all'estate prossima le molecole si trovano

ogni Mercoledi' sera alle 20.30 (che poi diventano le 20.45)
In Via Borgo Palazzo 3, Bergamo
presso la sede di Materiali Resistenti Dance Factory.

Anche quest'anno, come ogni anno, Martine ed io, ci siamo trovati per dare un minimo di linee guida all'attività di quest'anno e abbiamo sorriso di nuovo nel trovarci d'accordo su che cosa pensiamo di fare.
Lo scrivo qui in modo che tutti lo sappiano, in particolare le nuove molecole, giusto per avere un'idea di coosa aspettarsi quest'anno nel nostro fantastico laboratorio di libertà.

Poche idee ma chiare: le molecole si trovano per
  1. Praticare il contact
  2. Guidare, insegnare, diffondere il contact
  3. Creare performances per il gusto di spettacolarizzare il contact (e per pagarsi la sala)
Rigorosamente in ordine di priorità e prego notare il grassetto sul numero 1

C'e' molto altro intorno ma io lo vedo come una declinazione dei 3 punti sopra: insegnare ai nuovi, organizzare seminari, partecipare/organizzare jam, partecipare a spettacoli/eventi/iniziative e accogliere contaminazioni (rio abierto, tamburi, danza contemporanea, ...) . Su questo ultimo punto dell' "accogliere contaminazioni" mi sono trovato recentemente a condividere la stessa posizione con molti di noi: monica,martine, susi, luca,
Riprendo le parole di Monica (non ti dispiace ero, tesoro?) che riesce sempre a dire le cose benissimo

"... a me (parlo sempre a livello personale) interessa molto che il contaminatissimo (grazie a Dio e a tutte le persone che ne fanno parte) contact delle molecole resti Contact: da imparare, da sperimentare, da continuare a contaminare ma resti tale.
Io la penso così, per me è una tecnica troppo bella per non cercare di approfondirla e so che a Bergamo ci sono solo le molecole che lo fanno perciò ci tengo troppo...
danza sensibile, alberi, meditazioni trascendentali, tango, musiche folk, rio abierto, tamburi, tai chi etc. etc. sono tutte cose bellissime da usare all'interno dei ns. incontri come stimoli, supporti, provocazioni alla contact dance...
a me piace sapere cosa sto facendo e piace anche l’intersecazione di tutte le discipline e energie che arrivano alle molecole ma sento il bisogno di preservare il contact, nessuna contaminazione è possibile se non è chiara la cosa da contaminare, diventa solo mes'ciot e superficialità. (Non leggerezza) "

Detto questo ecco a voi la mia unica, granitica certezza molecolare:
In tutto il divenire che ci circonda il contact è li' e resta li' col suo meraviglioso centro vuoto intorno al qual puoi fare gravitare tutto quello che vuoi.


Ovviamente non ho fatto cenno a tutto il mondo interiore, nutrimento eccecc che il contact si porta dietro, che per me è tanto fondamentale quanto impossibile da descrivere, le persone che ci sono, quelle che arrivano quelle che se ne vanno, le birre e i sorrisi, le commozioni ecc. ecc. ecc.

Stanno tutti nel punto 1 lassu' in alto ma io non ne parlo mai, non ne sono capace: io li ballo (voilà: grand jeté, pirouette e... sipario!).

A stasera
andre

lunedì 7 settembre 2009

E' qui la festa?

Splendido inizio per l'anno 2009-2010 sabato scorso all'Atelier Vaerini.
Su gentile invito di Bruno, lemolecole hanno avuto modo di "invadere" uno spazio nuovo, accogliente, bello e molto, molto stimolante.
Bella energia, bella gente, bella musica, mi sono molto divertito e ancora una volta il contact si è perfettamente plasmato sul tema della performance ed ha accolto gli spunti artistici che provenivano dalle opere esposte nell' atelier.
Come? io non c'ero? Ah gia' è vero!... beh che differenza fa? ;-)
Andre

PS: confesso... ho visto le foto

lunedì 20 luglio 2009

GLI OUT- DOOR DELLE MOLECOLE


Con la fine del mese di Giugno termina l’affitto della Sala ma non gli incontri molecolari.
LeMolecole faticano a lasciarsi e in maniera due volte naturale ci si trasferisce all’aperto.
Qualcuno è già in vacanza, qualcun altro è troppo stanco ma il numero dei partecipanti non ne risente, come in una vera molecola, che tende per natura alla sopravvivenza, il nucleo lascia ed attira nuovi e vecchi atomi a gravitare intorno al nucleo molecolare, l’apertura non è solo quella degli spazi ma anche verso le persone. Ospiti, amici, parenti, special guess si alternano riempiendo i buchi molecolari.
Tre incontri, ognuno di essi, a mio avviso, speciale ed interessante.

Il Parco della Truca:
Dopo un primo sconcerto dovuto alla grandezza dello spazio, alle zanzare, all’erba umida, alla paura delle cacche e delle siringe, Martine prende in mano la situazione e ci guida o meglio guida i nostri sensi verso tutti gli stimoli esterni. Vista, udito, olfatto ad orientare e a concentrare l’attenzione per adattarsi e conoscere gi elementi che popolano questo spazio inusuale e nuovo in cui fare contact.


Il Bopo:
Marco e Martine, bontà loro, ci propongono il succo dello stage dei Dos a Deux.
Esercizi di concentrazione per imparare il qui e l’ora condotto dal nostro fisico, matematico, filosofo Marco e atelier con il Filo dalla nostra BellaBionda che già, come Arianna, conosceva la strada ( Mannaggia al Minotauro!) ;-)
Fantastico lavoro, grandissima concentrazione di tutti e voglia di non perdere quegli spunti così utili al nostro lavoro.



Il Frutteto di Diana:
Ospite perfetta la nostra Diana Ventura che ci ha accolto nella sua bellissima villa con parco in quel di Treviglio presentandoci degli amici speciali quali sono per lei i suoi alberi. Magico e molto divertente il lavoro con, su, tra, insieme agli alberi, mentre il sole tramontava sulla campagna trevigliese. Qualsiasi sia la via o il livello di percezione di ognuno indubbiamente la natura è uno stimolo forte che non lascia indifferenti



I due principali elementi che io riconosco come i più naturali nel danzare sono la terra e l’aria.
Intorno e dentro di me. Partners imprescindibili di un danzatore.
Lavorando in esterno questi elementi diventano più vivi, più presenti, cambiano temperatura, e consistenza, si condiscono di profumi e sapori, si tingono di colore al tramonto e si riempiono di stelle la sera.
In generale per me uscire significa sentirli con più decisione, più forti del solito ed è a queste uscite che dedico due scritti il primo alla terra e il secondo all’aria.


A far cicorie

Eccoli, la saggia economia dei movimenti vince la gravità,

sposta con leggerezza gli anchilosati corpi.
Movimenti ripetitivi di animali al pascolo,
trascinano logorate ossa cbe danzano piano.
La parsimonia di chi conosce quanto la corsa può lasciare rimpianto,
accompagna lieve il loro muoversi appena percettibile.
Gli occhi fissano con benevolenza il suolo,
che perde la sfida nella sua crudele immobilità.
Il coltello affonda nella superficie ancor fredda,
le mani incontrano il calore conosciuto della terra che riempie le rughe.
L'argilla si rifugia sotto le unghie ad incontrare la carne di chi l'ama.
Movimenti misurati ed antichi strappano sempiterne radici.
La vita ritorna, implacabile e generosa.
Selvatica e puntuale, offre il bramato sapore amaro di un altro anno di vita.
Certezza del dono del suolo, dialogo conosciuto e amorevole con la natura,
che bacerà ancora con disinteressata generosità le bocche arse dagli anni.

(con affetto ai "vecchi" della mia terra)


Signora della danza

Salve mia Signora, con una carezza lieve sul viso mi inviti a danzare,

mi sfiori il collo, passi sotto le mie braccia e mi sento sollevare,
mi appoggio,ti attraverso, ti respingo piano, mi affido a te.
Mi alzi leggera, io mi abbandono; mi fai scivolare sull'acqua,
mi fai entrare in una tempesta, rallenti e piano mi riappoggi al suolo.
Di nuovo mi prendi, dolcemente mi avvolgi come fossero le sue braccia,
ed ora danzo per lui, è una spirale non posso fermarmi e il cuore mi batte più forte.
Ti affido le mie membra Signora Aria, dovunque mi porterai,
resterò fra le tue braccia finchè avrò la capacità di sentirti
finchè riuscirò a respirarti ancora.

vostra
monica

lunedì 15 giugno 2009

Presentazione di "Jeu féerique" 13/06/2009 Ex Chiesa della Maddalena - Bergamo




Sabato 13 giugno alle ore 21,30, nell’ex chiesa della Maddalena in via Sant’Alessandro a Bergamo è stato proiettato il cortometraggio «Jeu féerique’», les règles traditionnelles ne sont pas respectées (Le regole non sono rispettate), di Martin Landert, Simone Moretti e Marco Bonati realizzato su idea di Urs Stauffer, maestro a livello internazionale di Conctat Improvisation. Il cortometraggio è stato girato a Bergamo nell’ottobre 2008 e nasce dalla forte suggestione che la fotografia di un monaco e un cavaliere impegnati nel gioco degli scacchi suscitò in Urs Stauffer. Da qui la proposta per un nuovo video che segnasse la prosecuzione e l’evoluzione del lavoro precedentemente svolto in «Rencontre reélle dans un bar fictif». L’idea del gioco degli scacchi piacque proprio in rapporto al lavoro di improvvisazione, motore della ricerca del maestro di danza. L’improvvisazione, infatti, non è stata solo uno dei concetti di base del lavoro, ma è divenuta anche una necessità, sia dal punto di vista tecnico delle riprese che dal punto di vista della danza e della scelta dei luoghi.La proiezione sarà accompagnata da una performance di Contact Improvisation con Stauffer e Landert. La Contact Improvisation è per Stauffer «il semplice flusso del movimento umano che permette a persone di diverse abilità, culture e background di confrontarsi tra di loro a mente aperta e di comunicare attraverso la danza».

LeMolecole emozionate e orgogliose di averli come amici, maestri e compagni di danza fanno i complimenti a Marco, Simone, Urs e Martin.

Per le osservazioni e le riflessioni sul lavoro svolto c'è spazio nei commenti (credo che un rimando nostro farà molto piacere), per il momento qui solo un altro lunghissimo e caldissimo APPLAUSO.

martedì 26 maggio 2009

Cronaca sconnessa di un stage perfetto

Difficile riassumere uno stage...difficile far passare ciò che si è vissuto...perciò provo a scrivere ciò che mi è rimasto più "addosso", ciò che mi è entrato dentro, ciò che ho pensato.....
Si inizia muovendosi da soli (l'inizio inizio è stato buttar fuori quelli della capoeira). In realtà la consegna è di danzare per sè stessi...( un mondo!!!) Poi danza a due. Danza ancora da soli immaginando il corpo del compagno di prima....
Danzare da soli, danzare per sè, danzare con l'altro, danzare con un compagno immaginario: tutti modi diversi di sperimentare il proprio movimento e di percepire come si modifica la sua sostanza e qualità. Riuscire a danzare con un compagno immaginario è stato al tempo stesso difficile, ma rivelatore. Hai la possibilità di trovare un movimento che non è più solo il tuo, o meglio, è un movimento nuovo che prende vita da un'immagine, dalle sensazioni fisiche provate in precedenza e incamerate nel nostro corpo. E' come una rievocazione agita. Difficile tenere l'immagine con la "mente", bisogna abbandonarsi alla memoria del corpo, come se in quel momento si potessero rivivere tutti i tocchi vissuti....
"Forse" ho pensato venerdì notte dopo la birra "tutti gli abbracci, le strette, gli sfioramenti lasciano una traccia nella nostra pelle, non si perdono nel momento in cui avvengono...Si raccolgono da qualche parte dentro di noi, una parte che definirei il "magazzino dei contatti vissuti". E girandomi nel letto non riuscendo a prender sonno, pensavo "Quindi la mia pelle racchiude un po' della pelle di tutte le persone con cui ho danzato, che ho abbracciato, e anche di quelle contro cui ho sbattutto, e di quelle che non ci sono più.....e tracce della mia pelle sono in giro per il mondo immagazzinate da altrettante persone...........interess..ronf ronf ronf..........."
Per tutto lo stage siamo stati l'uno l'angelo custode dell'altro facendo galleggiare la sua colonna, diventando sostegno, dando impulsi e energia. Siamo stati i suoi occhi.
Forte l'immagine finale, tutti e due a terra sdraiati vicini, ad occhi chiusi, immaginando delle mani che ci sorreggono la testa e che ci fanno muovere...e inizia un quartetto finale (Io, il mio compagno, e i nostri due compagni immaginari) in cui non si sa più chi c'è e chi non c'è, chi è angelo e chi è corpo, chi vola e chi sta a terra. Mani che passano nello sguardo, mani che si appoggiano, che tirano, che si incrociano, che scompaiono.
Un grazie al mio compagno immaginario che porterò con me, un grazie ai compagni presenti che sono stati con me, un grazie a Urs che è già volato via, ma che resta il nostro compagno immaginario in ogni mercoledì sera..........
Serena

venerdì 15 maggio 2009

Respiri, suoni e luci - Lo Zen e il Contact - 13/05/09


Tra le lucine tremanti, nel buio della sera, ho incontrato respiri di folletti danzerini...
Pelle che si assottiglia, pancia che cerca calore... tutto si deposita, tutto trova il suo posto...

Tra le lucine tremanti, una voce dolce e decisa mi ha guidato, nel buio della sera...
Riccioli rossi, occhi profondi...sorriso pieno.

...Suono di campane, cerchi sull'acqua,
candele che tremano al ritmo del respiro dei folletti...
Se per caso ti trovi perso nei boschi, nel buio della sera, cerca lucine danzanti e saprai di essere nel posto giusto...dove altro potresti desiderare di essere se non a danzare con dei folletti?!

Serena


Dove altro potresti desiderare di essere se non in quel mondo incantato?
Fruscii d’alberi che fanno rabbrividire la pelle.
Battiti d’ali che ti alzano dal suolo.
Rumore di risacca che porta in mare aperto,
dove onde giganti fan sfiorare il cielo per poi immergersi nell’abisso più profondo
Dove altro potresti desiderare d’essere se non nel tuo ventre?
Perla preziosa o enorme medusa che si espande all’infinito.
Inevitabile porto da cui raggiungere le più remote sponde
Prezioso timone per ritrovare la strada di casa.
Dove altro potresti desiderare d’essere se non dentro il fuoco?
Cuore puro e rovente che scalda la Terra: madre unica di tutte le cose
Dove altro potresti desiderare d’essere se non nel vuoto totale?
Trasparente vibrazione, risonante di silenzio in Eternità.

E’ stato un gran bel viaggio Elena,grazie!
E grazie anche per le illuminanti rivelazioni al bar
su quei simpaticoni degli adepti Osho ;-)
monica

venerdì 8 maggio 2009

Liberi Liberi

[...] tu che mi ascolti ,
in pena viva o in letizia,
apprendi da chi ha molto sofferto,
molto errato,
che ancora esiste la Grazia, e che il mondo,
- tutto il mondo - ha bisogno di amicizia.

U. Saba, 1951

Grazie Luca, di cuore, per l'apprezzamento e per la poesia.

E grazie a tutti: Mercoledi' c'eravate tutti veramente e fino alla fine, intendo le 11 e passa, dove è legittimo che l'energia si esaurisca.
E invece no, il mix vasco, molecole, contact ha funzionato perfettamente: l'energia è cresciuta man mano e non ci ha mai lasciato. E' da dire che lemolecole sono animali da ballo, tu falli ballare e loro vanno a manetta.

Io ci ho messo solo stupore e ascolto.

Stupore quando Monica mi ha detto: "no no conduci tu, io ho fatto solo il CD!" "Ah si'? Ah... uhm... ok"
Ascolto quando subito dopo mi sono alzato e ho cominciato a camminare pensando "E adesso che cacchio facciamo?"

Dopodichè è venuto tutto da se: "SI è ballato"

Un aiuto estemporaneo: il CD di fatina Serena con i coldplay che hanno fatto da supporter a Vasco
Un occhiata in giro: tutti gia' in piedi con la manina sulla panza (che soddisfazione)
Una piccola magia (o forse la manina sulla panza?): il pensiero che gentilmente si fa da parte e lascia che a dirigere sia il corpo insieme alle sensazioni.

Da lì è stato sufficiente guardarvi mentre SI ballava, cogliere il movimento, mio e vostro, sentire di che cosa c'era voglia, come ci si era messi nello spazio, lasciar fluire.

"E in tutto questo bell'andare" (per dirla con Ivano Fossati) il pensiero che, buono buono, sta godersi lo spettacolo dalla sua buca del suggeritore e, ogni tanto, dà qualche piccolo suggerimento al volo.

Ecco: questa per me è l'essenza del contact, la "Grazia" della poesia di Saba.

... Che sia invece schizofrenia? ... Luca? ;-)

evviva evviva

Andre

martedì 5 maggio 2009

Diana Drum Power


Ciao Molecole!
Vi scrivo alcune cose circa il drum circle di settimana scorsa....ci tengo a condividerle con voi!
anzitutto grazie per la disponibilità e la partecipazione! è stato bello poter organizzare questa cosa solo per voi*
Io devo dire che ho fatto davvero pochissimo! di solito intervengo molto di più (almeno il doppio! per aiutare nell'ascolto e nell'orchestrazione)..ma con voi...boh! mi sentivo di non interferire più di tanto...vi ho lasciato andare un po' liberi nei vostri viaggi....
Alla fine con Monica si pensava di creare una serata un po' più strutturata dove lavorare con solo 2 tamburi e con gli altri strumentini, lavorando su alcune cose che sono state interessanti:
- gli stop nel bel mezzo del ritmo
- i suoni prolungati di alcuni metalli
- suonare il tamburo o uno strumentino mentre si fa contact
a questo aggiungerei la possibilità di esplorare come cambia il movimento in base ai diversi timbri: metalli, legni, shakers, pelli, ognuno offre un paesaggio emotivo davvero diversissimo, e quindi cambia anche l'esperienza fisica del suono...sarebbe interessante vedere come tutto ciò trasforma il movimento.
Il tutto condito da un lavoro preliminare importante sull'ascolto e la sintonizzazione all'interno del gruppo...una cosa che secondo me è un po' mancata mercoledì...l'ho data assolutamente per scontata e invece non lo era....mi piacerebbe esplorare con voi la possibilità di entrare insieme in un ascolto denso, dove ogni minimo movimentopercezionerespiro crea un'inevitabile risonanza, una trasformazione dell'intero gruppo, e della sua azione immediata, toccare la possibilità in cui il silenzio fa da sondo al sentire che diventa movimento e lo amplifica, farci canali vuoti per il movimento e il ritmo che ci abitano a prescindere da quanto noi vogliamo suonare o ballare, noi siamo suono e danza...
Così, ogni tanto scorgevo più il dover/voler "fare delle cose". che non lo sperimentare seplicemente il suonare, il lasciarsi attraversare dal ritmo, il creare un ponte diretto fra percepire e fare, non mediato dalla mente e dall'intervento controllo analitico e razionale...sbaglio? come vi siete sentiti?
Vi dico inoltre un mio sogno....mi piacerebbe un sacco pensare alla possibilità di una performance molecolare basata completamente sull'improvvisazione, con solo suoni live (non solo percussioni, anche altro!) e anche la voce!!) ad accompagnare la performance...creare questo anello continuo fra suonomovimentosensazionesuonomovimentosens..., ed entrare così in quel movimento necessario, funzionale, inevitabile in quel momento, questo anello circolare dove danza e suono interagiscono e si producono a vicenda, il suono produce la danza e la danza il suono, nell'istante...
Che ne dite?




Cara Diana,
innanzitutto grazie di tutto ciò che hai messo a nostra disposizione che è stato davvero molto, in tutti i sensi.
Obbiettivamente come già espresso da molti a fine serata, sono mancati un po' ascolto e concentrazione e di conseguenza “il contatto” che è sempre e comunque il mezzo/obbiettivo del nostro incontrarsi.
Eravamo un po’ come bimbi con tanti giocattoli, ognuno a scoprire come funzionava il proprio con l’ansia, come tu dici, del “fare”. Sostanzialmente, non abbiamo avuto il tempo, la possibilità di trovare il “gioco comune”.
Credo, molto personalmente, un passaggio quasi obbligatorio.
Abbandonare il fare, lasciare risuonare dentro noi stessi, sintonizzare il respiro, mettere a disposizione il prezioso silenzio ed infine, fare “uscire” spontaneamente “attraverso” di noi suono e movimento è molto se lo si vuole fare bene e richiede giusta condizione, umiltà e profondità nonostante il mezzo sia meravigliosamente “spontaneo e naturale” come tu ci insegni. E’ insomma sempre la solita storia, il gesto vero, il movimento che viene da dentro, l’ascolto e bla bla bla, l’improvvisazione che non si improvvisa.
Queste sensazioni sono quelle che mi portano a chiedere di provare con meno cose, un gradino alla volta, di cominciare più piano.
A mio parere, scusa Diana e scusatemi tutti per la schiettezza di cui sopra (se no che scrivo affà?), come primo approccio è stato un gioco divertente, una felicità da bambina per avere a disposizione tutti quei suoni, provare a ballarli, vedere due dui molto belli e capire sulla mia pelle la grande possibilità, ma anche la grande difficoltà, che porta in sé il connubio dell’improvvisazione del suono unita a quella del movimento.
Credo non sia poco!

lunedì 4 maggio 2009

Contact Semantico (ovvero: tributo a Vasco)

Abiamo un nuvo filone, ragazzi: il contact semantico!

Ma come cos'è?!?! E il contact che si fa sulle parole, no? Quello iniziato con la serata di contact poetico!!!
Bene: mercoledi' balleremo sulle parole di Vasco, il poeta-rocker, per un perfetto connubio parole-musica.
Eccovi il programma della serata

Mercoledi' 6 Maggio
Contact Semantico
Tribute to Vasco

Resident DJ: endriu
Featuring DJ: moni

A chi indovina il titolo della nuova canzone di vasco regaliamo un cappellino
eccovi il testo


Ho sperato che
tutte le cose che non vanno andrebbero meglio
Ho sperato che
fosse solo estate e mai più inverno
Ho sperato che
la guerra finisce e rimane l'amore
Ho sperato che
i preti si sposano e pure le suore

Ma guarda quiii iiiii
ho sperato per gnente
guarda tutta sta gente
Ma guarda cheeeeee
non serve mai a gnente
sparare alla gente

eh

Ho sperato che
di fare all'amore quasi tutte le ore, eh
Ho sperato che
un paio di scarpe durasse per sempre
Ho sperato che
la musica fosse calmante per la tosse
Ho sperato che
il mondo guarisse da sta tragica eclisseeee ehh

Ma guarda quiii iiii
sì proprio quiiii iiii
c'è un sacco di roba che non serve a gnenteee eh
c'è un sacco di gente che vende la robbaaaaa eh
non serve mai a gnente il salvagenteeee eh

evviva l'amore, evviva il sudoree eeeh
speriamo che poi magari domani pioveeee heee

giovedì 23 aprile 2009

In realtà non amo le parole...


Il 23/04/09, Serena.marossi ha scritto:
Riflessioni partorite sotto gli effetti del succo d'ananas di ieri sera...per fortuna non ho bevuto la birra!

In realtà non amo le parole,
sempre così lontane da ciò che sento, dalla realtà delle cose.
Fumose, impalpabili e volatili,
ma anche volubili, taglienti e fraintese...
Svolazzano qua e là e il più delle volte non riesci ad afferrarle fino in fondo,
altre volte le lanci troppo lontano e non ti tornano più indietro.
E poi ci sono quelle che restano sospese, in attesa di un altro incontro, un altro caffè o un po' di coraggio; quelle che prima o poi dirai, basta aspettare il momento giusto....
Quelle difficili da dire,
come "no", non posso, non voglio, non riesco....
come "ti amo", e proprio quando non puoi più dirlo capisci il suo senso,
come "addio", arrivederci a tempi migliori,
come "vado" o "non andare" o "resta ancora un po'"...
Ci sono sensazioni che vorresti sussurrare all'orecchio di tutte le persone che incontri per strada,
storie che vorresti imparare a raccontare,
parole che vorresti urlare per farle uscire da te,
messaggi scritti e riscritti e mai inviati..
Ci sono le parole che vuoi condividere via mail con un gruppo di amici che senti vicini, perchè è il tuo modo per dire grazie.
Ma ancora più difficile che usare le parole è stare nel silenzio, nel vuoto, in una sospensione in attesa di definizione...
In realtà non amo le parole
preferisco danzarle, farle risuonare in me e dargli una mia forma concreta, una qualità, un inizio e una fine, un luogo dove vivere. Dargli carne, corpo e terra...
Porgere l'orecchio alle danze degli altri, creare e disfare storie e racconti lontani...
......................................Sussurri, vibrazioni, silenzi.................................................................
Ciao belli!!!!!!!!!!!!!!


Ciao Bella Serena, Veramente bella la serata di ieri, so che non interessa a molti, ma ho visto e sentito molti momenti di "creatività spettacolare" che secondo me, non dovrebbero essere persi......Molto stimolante la vs. co-conduzioneVi ringrazio e prometto che presto non perderò il dopo contact.... (se solo iniziassimo in orario !?!? vi prego, sono vecchietta e non riesco più a reggere ritmi :) :) baciottomartine

mercoledì 1 aprile 2009

Il primo contatto quello con se stessi.






Sono un po' in ritardo ma non è importante. Due conduzioni: quella di Martine e quella di Silvano.
Non me ne voglia Andrea ma la costante offerta abitua bene e induce, quasi come la mano di una madre, a dimenticare di esserne grati, ma lui sà.
Dicevo, il Feldenkraise, lavorando anni con Martine, consapevolmente o no, non se ne può prescindere, lo si ritrova spesso, nei propri movimenti, nel modo operandis e pensandis (!) , ho apprezzato però ritrovarlo esplicitamente a supporto del contact. Il guardare all'interno del proprio movimento, il cercare la "propria" strada del muoversi, l'analizzare la via più facile ha dato con grande sostegno all'improvvisazione, ha reso più fluido il contatto con gli altri: i movimenti a due hanno trovato strade più semplici, eluso ostacoli, scivolato sulle ruvidità di mente e di corpo che spesso si incontrano quando non si ascolta il corpo altrui e ciò che naturalmente è disposto a fare. Ho messo insieme il commento alla proposta Feldenkrais di Martine la serata che ha condotto Silvano in quanto ambedue mi hanno dato una forte sensazione di consapevolezza che ha amplificato le mie possibilità. Del "riscaldamento" di Silvano ricordo la concetrazione a cui ci ha portato. La spinta dolce e naturale al fermarsi per "ascoltarsi". Mettetevi la mano sul cuore e chiedetevi come state oggi....
Ho notato spess,o nel mio fare "contact", che la mancanza di collegamento con me stessa (a volte succede che si è più fuori che dentro) mi induce a fare un contact superficiale, a danzare senza vero contatto con l'altro. Credo davvero che sia estremamente necessario scendere dentro di noi, con umiltà, con pazienza, sentire com'è in quel momento l'acqua che riempie il nostro centro, il suo calore, la sua consistenza, il suo moto, se c'è, o la sua bonaccia. Solo allora il mio centro può intraprendere la via per cercare quello di un'altra persona, con l'estrema disposizione al mettersi in ascolto di come si sente e di cosa vuol dire. Solo allora la comunicazione vera può cominciare...

Colco l'occasione di riportare qualche riga sul metodo Feldenkraise di cui Martine (e anche Silvano) sono insegnanti.

Il metodo Feldenkrais

Il Metodo Feldenkrais®


...è lo sviluppo di un apprendimento psicomotorio

Si basa sulla profonda integrazione di sensazioni, sentimenti, pensiero e movimento scelto come mezzo per migliorarsi. La struttura corporea dell'uomo è il risultato dì un lungo processo

evolutivo che lo pone al vertice della scala zoologica.

Per adattarsi alla gravità il sistema nervoso, i muscoli e lo scheletro si sono reciprocamente influenzati e modificati per compiere azioni sempre più complesse e raffinate. Il bambino che diventa adulto riscrive nel suo corpo le tappe delle trasformazioni delle specie animali che l'hanno preceduto.

Questa ricchezza genetica ereditata non è attualmente valorizzata. Il ritmo sfrenato della vita moderna, lo stress e le incessanti richieste sociali sommergono l'individuo facendogli dimenticare se stesso.

Quando il corpo assume e mantiene la postura ideale la persona è vivace, gioiosa, intelligente, stabile al suolo e al centro del mondo.

venerdì 20 marzo 2009

lo slogan

Ciao ragazzi, ve lo ricodate il nostro slogan?

"leMolecole si muovono, si incontrano,
si scontrano,
si aggregano, si disgregano,
si agitano, si fermano, si urtano, rimbalzano..."

Bon, ho trovato un sito che è una figata: lo paciuga su rende veramente l'idea: guardate qua


Se volete divertirvi andate su wordle.

Mi sta venendo l'idea di farci le magliette... ;-)

ciao
andre

martedì 24 febbraio 2009

Carnevale Bergamo 2009 : OLTRE LO SPECCHIO



Il Comune di Bergamo organizza il Carnevale d'artista affidando a Marcello Chiarenza l'animazione della città. Chiarenza, scenografo, registra e scultore attraverso le sue opere la collaborazione di gruppi professionisti e non trasforma la città con la semplicità e la poesia che distinguono le sue creazioni. LeMolecole sono state invitate a fare parte di questo progetto.
Il titolo del loro pezzo è OLTRE LO SPECCHIO: allegra metafora del rapporto con se stessi, con gli altri e con l'ignoto sviluppata con la contact improvisation intorno ad una cornice che si trasforma diventando buco, balcone, grattacielo, quadro per ricreare infine la magia evocativa dello specchio.



Lascio ai commenti il racconto del nostro vissuto e visto che a Carnevale ogni scherzo vale mi permetto di celebrare l'evento con una scherzosa poesia dedicata a noi:
.
.
C’è una cornice che ci unisce tutti quanti,
una barca che ci
spinge ad andare avanti,
se piove, se c’è il sole o tira
vento,
navighiamo uniti e con sentimento.

Buchi
che ci vogliono inghiottire,
grattacieli da
cui è facile cadere,
niente ci potrà spaventare,
se in contatto riusciamo a stare.

Un balcone sopra il mondo
a guardare ciò
che più è profondo
siamo belli e valorosi
e da un quadro guardiamo fuori.

Se a volte manca l’aria
piano piano
si fugge via
ma se capita di dimenticar
qualcuno
forte s’ alza la voce di ognuno

Esci fuori!
Rompi tutto quanto!
non importa il vetro
infranto,
anche se i cocci fanno male
siamo pronti a ricominciare.

E ancora di più vi stupiremo
lavorando con
impegno
al fin a bocca aperta rimarrete

se come bimbi guarderete.

Uno specchio, una magia
o solo un po’ di
fantasia
guardati dentro con diletto
solo così ti
scoprirai perfetto

Non devi giudicare

solo lasciarti un poco andare
se di Alice ti vorr
ai fidare
anche tu potrai entrare.

Vieni piano con leggerezza,
non dimenticar la
tenerezza,
insieme sapremo andar
lontano
or sorridi e saluta con la mano.
.
.
monica



Oltre lo specchio - Le Molecole, Bergamo - Carnevale 2009 from FotoTopoMoto (RawLife) on Vimeo.

lunedì 16 febbraio 2009

Và dove ti porta il centro o 'il Calimero a pressione'


Profondo,
leggero,
sottile,
attento,
denso.

Questi gli aggettivi che mi vengono in mente se devo definire il meraviglioso stage tenuto da Urs lo scorso weekend.
Una buona ventina di partecipanti, contro ogni pronostico, che hanno fluttuato per un paio di giorni tra le 2 metà del guscio di Calimero.
Non è difficile: tu ti immagini di essere il pulcino piccolo e nero, o meglio lui nel suo uovo o meglio, tu che hai il tuorlo dell'uovo nel tuo centro, boh insomma quella roba li.
Poi nell'uovo sale la pressione che fa rompere il guscio a metà: la metà in basso sta li bella contenta e piena di acqua proprio dove hai il bacino mentre la metà in alto sale fino ad arrivare alla tua crapona spinta dalla pressione del liquido che scorre nella colonna vertebrale. Quando arriva li' si ferma e tu apri gli occhi. Delle belle turbolenze liquide ti fanno spuntare braccia e gambe (ali e zampette?), tu sorridi e cominci a ballare.
Facile ad dirsi, ma stavolta facile anche a farsi.
E mentre sei li' che balli... magia! puoi anche usare le mani. Sì sì quelle che ti si dice sempre di non usare nel contact. Usale invece! Senti la colonna fluida del compagno, accompagnalo, dirigilo, appoggiati, e se le usi bene e le colleghi bene al centro ti ritrovi magicamente e senza fatica a girare e sorridere, felice, a testa in giù a 2 metri di altezza sulle spalle di Albino, yahoooooooooo!!!

Grazie Urs, alla prossima

andre

venerdì 30 gennaio 2009

Stage di CONTACT IMPROVISATION – 13 14 15 Febbraio a Bergamo


Stage di CONTACT IMPROVISATION – 13 14 15 Febbraio a Bergamo

Nelle giornate sopra specificate si svolgerà il consueto stage di Primavera tenuto da Urs Stauffer. Di seguito luoghi e orari:

VENERDI’ 13 FEBBRAIO
Dalle 20:00 alle 22:00

c/o Sala Materiali Resistenti Via Borgo palazzo, 3

SABATO 14 FEBRBAIO

Dalle 15:00 alle 19:00

c/o CSC ANYMORE Via Palazzolo 23/C


DOMENICA 15 FEBBRAIO

Dalle 11 alle 15:00
c/o CSC ANYMORE Via Palazzolo 23/C




Urs Stauffer

Urs Stauffer nato e cresciuto in Svizzera, da circa 20 anni si occupa di Contact Improvisation. Dal 1989 al 1991 è vissuto a Berlino, iniziando ad insegnare CI a Tanzfabrik. Successivamente alla caduta del muro è stato invitato a Potsdam dove è stato uno dei fondatori del Potsdamer Tanztage, festival di danza. Alla fine degli anni 90 è tornato in Svizzera ed ha iniziato a lavorare come insegnante in diversi paesi. Il suo lavoro da performer è stato presentato in Svizzera, Italia, Francia, Germania e Cipro.Il suo insegnamento è fortemente influenzato da Steve Paxton, Dieter Heitkamp, Nancy Stark Smith and Bonnie Bainbridge Cohen (Body-Mind Centering®)


A proposito del tipo di lavoro che in questo periodo sta facendo con la contact improvisation, Urs Stauffer dice:

C'est l'hiver. La seson nous invite à tourner notre regard un peu plus vers le fond
de nous-mêmes, de faire une sorte de bilan intérieur. On se pose
des questions, on doute, on est un peu à fleur de peau.
Depuis quelques mois je suis particulièrement fasciné par ce qui
est liquide du corps humain. Proportionnellement c'est sans doute
la plus grande partie de la masse de notre corps, probablement
aussi la plus ancienne. Le nouveau né arrive dans sa vie terrestre
en venant de son univers fluide comme la race humaine est sorti des
océans au cours de l'évolution amenant dans ses bagages de vagues
souvenirs (ou souvenirs par vagues?) des temps qui précédaient nos
fonctions cérébrales les plus complexes. Je m''imagine que ce sont
justement ces souvenirs liquides qui circulent dans notre corps et
échappent à notre compréhension cérébrale d'être humain moderne,
qui constituent la base de notre univers sentimental et émotionnel.
De nos cinq sens dont on parle traditionnellement, le sens
tactile, celui qui nous informe sur et par le toucher, est
certainement le plus ancien. Peut-être même il sert de base pour
nos autre sens. C'est aussi le seul qui est représenté quasi
partout dans notre corps étroitement lié à nos liquides et à leur
pression qui, au moment du toucher change localement et de ce fait
influence tout notre équilibre intérieur. On ne peut par ailleurs
pas toucher sans automatiquement être touchés nous-mêmes. Chaque
expression (pression vers l'extérieur) laisse forcément une
impression (pression vers l'intérieur) chez nous.

Le toucher sert d'élément de base à la pratique du Contact
Improvisation. Si je porte sur cette forme de danse un regard
essentiellement physique, je constate qu'en la pratiquant, tout le
corps y est impliqué. Mais quoi de plus efficace pour permettre à
nos océans intérieurs de bouger que justement le mouvement et le
toucher? Il m'est difficile à ce point de ne pas constater la
parenté entre les mots "motion" (mouvement) et "émotion". Quant au
verbe "toucher", il est utilisé dans toutes les langues que je
parle autant dans son sens propre comme dans son sens figuré. À un
tel point que je me demande, si son sens figuré (être touché dans
ses émotions) n'est finalement pas tout aussi concret, tout aussi
physique que d'être touché à la surface de son corps par un autre
corps physique comme c'est le cas en Contact Improvisation.
J'arrive après tant d'années de travail corporel et de Contact
Improvisation à la conviction qu'il est tout simplement impossible
de pouvoir provoquer ou influencer du mouvement physique chez
l'être humain en excluant tout implication des sentiments. On peut
certes focaliser soit sur le "corps physique", soit sur le "corps
émotionnel". C'est bien utile de parfois pouvoir les distinguer par
moments pour savoir où c'est que l'on met l'accent à un moment
donné. Mais il resteront toujours indissociables. En voulant ne pas
donner le droit d'exister à l'un ou à l'autre des deux, on risque
de se faire rappeler tôt ou tard à l'ordre par une incapacité
d'évoluer ou par un trop plein d'émotions qui nous submerge
complètement. Heureusement que rien n'est jamais définitif et que
tant qu'on est vivant, on peut changer. Oser danser parfois " à
fleur de peau" est peut-être une clé essentiel pour ouvrir le
passage vers un nouvel équilibre.